Come far capire, al di là delle dimensioni, cosa è in primo piano e cosa è in secondo piano o sullo sfondo?
Questa è solo una delle miriadi di domande che un illustratore si pone quando è il momento di studiare ed organizzare, in primis nella propria mente, una nuova illustrazione, con qualsiasi tecnica egli intenda realizzarla.
Mi vengono in mente un paio di modi per determinare cosa si trova “davanti” e cosa si trova “dietro” in una composizione artistica.
Il primo è lo “spessore dell’aria”. Vi sarà capitato in più di un’occasione di trovarvi davanti ad un bel paesaggio in un’ assolata giornata, e di osservare il panorama che avevate di fronte. Sicuramente avrete notato come gli elementi verso l’orizzonte come edifici, montagne ed alberi appaiano sbiaditi e velati d’azzurro, man mano che lo sguardo si allontana da noi. Questo effetto è riscontrabile maggiormente all’alba, o, in generale, quando l’aria è più umida o ricca di polveri sottili, e la causa determinante  è la rifrazione della luce solare nelle molecole dell’ariaLa luce “colora” l’ambiente che si  frappone tra ciò che osserviamo ed i nostri occhi. Più c’è distanza più questo è visibile.
Anche quando si dipinge, per dare alla scena la giusta profondità, è necessario sbiadire ed in qualche modo “appiattire” gli elementi che si trovano sullo sfondo. In questo modo l’autore può far sì che lo spettatore non sia confuso dalla moltitudine di dettagli, ma che invece ponga un focus spontaneo su ciò che succede in primo piano.
Per fare un esempio concreto mi vengono in mente i dipinti di Petar Meseldzija:
Per dare l’effetto di lontananza ad uno sfondo, è bene considerare che le ombre si schiariranno andando verso la linea dell’orizzonte, avvicinandosi di tono alle zone illuminate.
Come approccio al dipinto si possono da subito usare tonalità adatte alla circostanza, oppure dipingere nel dettaglio (senza considerare “nere” le ombre) e velare poi di celeste il risultato. Ricordarsi anche di sfocare, sacrificando i dettagli, fino ridurre gli elementi ad indistinte figure sullo sfondo, se il dipinto contempla grandi lontananze.
Vale la pena sottolineare che il tono della velatura è sempre soggetto alla tonalità delle luci che stiamo dando: se l’ illustrazione è pervasa da una luce calda come viola o rossa, ad esempio, anche la velatura e tutti i particolari sullo sfondo avranno tonalità calde.
Come, ad esempio, si può notare in questa illustrazione di Michael Komarck:
Un’ altra risorsa che chi dipinge ha a disposizione, per determinare cosa sia “davanti” e cosa sia “dietro”, è quella di ricorrere  ai “superpoteri” della teoria del colore. Generalmente i colori accesi e caldi, come un rosso intenso, risaltano all’occhio più di quelli freddi, dandoci l’impressione che abbiano in qualche modo la predominanza sugli altri. In contrapposizione, colori freddi come il blu, si allontanano.
L’attenta gestione e il controllo del colore in tal senso, scaldando o raffreddando leggermente una tonalità. Ciò può fare la differenza, e far risaltare elementi che tendono a “fondersi troppo nella massa”.
Il dipinto, l’illustrazione, il disegno, dovrebbero contenere, in qualche modo, la “guida turistica” di chi osserva l’opera, e, per fare in modo che ciò accada, l’artista deve inserire tutti i riferimenti-guida di cui dispone, mettendola nelle condizioni di raccontarsi da sola.
 
Questo è tutto per oggi. 
Ciao ragazzi, alla prossima!