A braccetto con il fantasma: cronache di una spettrale illustrazione…

Immaginate di stare seduti con i vostri amici attorno ad un falò. E’ notte. Poche nuvole scure vagano nel cielo colmo di stelle luminose. La luna è una falce d’argento che vi sorride nel buio.
Quale momento migliore per iniziare a raccontare una storia di fantasmi?
Io sono attratto da queste tematiche, sin da quando leggevo “Piccoli brividi”…

Qualche giorno fa, vagavo in internet alla ricerca di una conclusione per una mia idea. Avevo in mente la location per una nuova illustrazione, ma mancava il personaggio principale. Volevo rappresentare una vecchia prigione abbandonata: sacchi, catene, sbarre, ratti e i resti dei prigionieri lì rinchiusi, il tutto dimenticato da tempo. Volevo dipingerlo in acrilico poiché era da un po’ che non prendevo in mano i pennelli e ne sentivo la necessità. E volevo utilizzare una scala cromatica di grigi, perché intendevo creare quell’alone di mistero che solo il bianco e nero può dare.

Nonostante le buone intenzioni non sapevo ancora chi far muovere tra quelle mura. Avevo fretta di iniziare, avevo voglia di dipingere. Volevo tralasciare la struttura per arrivare al risultato. Qualche volta capita di sedersi al tavolo di lavoro con un’incontenibile voglia di fare, senza riuscire ad avere la pazienza di studiare tutti i passaggi intermedi. Semplicemente, nella mia testa l’idea era chiara quel tanto che bastava perché la volessi vedere presto concretizzata sul foglio. Così ho iniziato abbozzando a matita gli elementi in primo piano, consapevole di addentrarmi in terreni instabili perché un’illustrazione senza un minimo di progettazione spesso diventa difficile da gestire man mano che si va avanti.

Dipingendo, arricchendo il tutto di particolari in cui perdere l’occhio (perché amo moltissimo le illustrazioni piene di dettagli…) fatalmente è arrivato il punto in cui non era più possibile procedere alla cieca, o mi sarei impantanato in un ripetersi di “fai e correggi“ in cui nulla è certo, se non che ne uscirà un pastrocchio terribile. Senza contare che si rischia di perdere la freschezza e l’ordine iniziale.

Solo allora non ho potuto più eludere la domanda: c’è un grosso buco bianco al centro dell’immagine…che ci metto? Dopo aver vagliato varie opzioni ho scelto uno spettro. Un’entità eterea che si aggira senza pace alla ricerca della chiave che la libererà dalle sue catene. Un eterno prigioniero che, servendosi di una lanterna, fluttua nel buio di opprimenti corridoi.

Disegno teschio

 

 

Gli spettri nel Fantasy, insieme a praticamente tutti i tipi di non-morti, mi affascinano molto, e, nonostante non ne abbia mai dipinto uno prima d’ora, ho sempre pensato potesse essere stimolante provare a renderne l’immaterialità. Giocando con gli azzurri e i verdi luminosi nel caso che la rappresentazione fosse a colori, o altrimenti graduando i bianchi in scala di grigi.

Disegno Teschio

 

Sono contento della scelta di questo soggetto. Mi sono divertito infatti a “dipingerlo senza dipingerlo”, ad estrarlo dal fondo usando il bianco del foglio e qualche piccolo ritocco con l’acrilico per conferirgli una forma luminescente. Ho cercato di fare in modo che lo sguardo cadesse in primis su di lui, e successivamente su tutti i particolari che mi sono impegnato a rappresentare per rendere più interessante l’illustrazione.

Disegno spettro

Spero di essere riuscito nell’intento! E di aver dato a voi osservatori la sensazione di essere lì, dietro l’angolo, a guardare lo spettro avvicinarsi senza emettere un suono… sperando di non essere visti!

BUH!

Un saluto e a presto con il prossimo articolo!

Andrea Piparo