da Andrea Piparo | Gen 29, 2019 | Illustrazioni |
Fantasmi, le mie illustrazioni
Forse qualcuno ricorderà che un paio di anni fa mostrai, in un articolo, un’illustrazione a tema fantasmi, realizzata acquerellando l’acrilico nero.
L’immagine in questione raffigurava uno spettro carico di catene, colto nel suo eterno vagare per i corridoi di una vecchia prigione, forse di un castello, mentre innalza di fronte sé una lanterna.
Si trattava della prima ed unica tavola eseguita con questa tecnica, quindi non sono mancati dubbi ed errori relativi all’inesperienza.
Tuttavia, riguardandola dopo un po’ di tempo, ho avuto modo d’imparare da alcuni sbagli, riducendo così le dovute correzioni.

Nella prima tavola, nata per sperimentare e senza alcun tipo di aspettativa, ho accentuato piccoli dettagli con il bianco acrilico, cercando di aumentare la luminosità dello spettro e di qualche altro punto, notando però che la diversità del bianco del supporto cartaceo (più caldo) e quella del colore (più freddo) faceva solo maggiormente risaltare i punti dove ero andato a correggere.
L’esito di questa contaminazione non mi ha soddisfatto, e il non essere riuscito nell’intento mi ha spinto, due anni dopo, a voler riprovare senza ricorrere ad altro colore che non fosse l’acrilico nero.
Nella mia ricerca d’ispirazione, in questo gennaio 2019, mi sono imbattuto in alcune copertine di “Ghost Stories” a tema spettri e mistero, splendidamente realizzate da Alan Lee.
Ho constatato ancora una volta come l’acquerello si abbini perfettamente al tema, quanto le sue caratteristiche di leggerezza e bellezza eterea gli conferiscano quel sapore “antico” da raffigurazione ottocentesca, e ho iniziato a pensare alla nuova esperienza artistica.

Ho fatto un leggero disegno di base a matita H, dura a sufficienza affinché fosse appena visibile, ho cominciato a dipingere lasciandomi trasportare dall’istinto ed ecco che piano piano ho visto uscire la nuova illustrazione, la seconda con questa tecnica.
Memore dei vecchi errori non ho voluto ricorrere al colore bianco, cercando di calcolare in maniera più precisa le varie gradazioni, affinché si manifestasse al meglio quell’effetto retrò da vecchia illustrazione in bianco e nero, quella che potremmo vedere fra le pagine chiazzate d’umido di un vecchissimo libro rinvenuto in soffitta, quella che ci soffermeremmo a guardare nel dettaglio, quella che può degnamente accompagnare il testo di una storia di leggende e fantasmi!

da Andrea Piparo | Nov 28, 2018 | Altro, Illustrazioni |
Mappe Fantasy di Selestar Saga
In questo nuovo articolo desidero parlare del completamento di un progetto, nato con la cover del primo volume di “Selestar Saga – Le armi degli dei”, conclusosi con la realizzazione della mappa del mondo fantasy dove si svolge la storia nata dalla penna di Frederick Goodyear.
Creare dei riferimenti geografici ha rappresentato per me un’altra sfida, sfida che però sono stato ben lieto di accettare per via delle sue caratteristiche e dell’idea che mi è venuta per strutturare tutto il lavoro.
Lo Studio delle Mappe fantasy
Per cominciare, è stato fondamentale documentarmi: ho avuto così il piacere di conoscere il lavoro di una delle migliori e più ricercate cartografe fantasy italiane, Francesca Baerald, dalla cui mano sono nate splendide illustrazioni di noti mondi fantasy (“Games of thrones”, e “La terra di Mezzo”), artista dalla quale ho cercato di attingere la tipica “freschezza” data dalla tecnica tradizionale e l’accuratezza nei dettagli.


Con le immagini delle sue opere e negli occhi ho iniziato il mio lavoro, dipingendo il supporto con velature di ocra e bruno, per riprodurre un effetto di carta invecchiata che credo ben sia addica a questo tipo di mappe fantasy.
Successivamente, dopo una base leggera a matita per segnare tutti gli elementi, sono passato al disegno di confini, monti e foreste con un pennino, non nero ma bruno scuro, per dare l’effetto di inchiostro di seppia.
Montagne e foreste le ho “velate” lievemente di verde e marrone, mentre ho utilizzato un blu di Prussia molto acquerellato per le acque. Nelle vecchie pergamene i colori, si sa, sbiadiscono, così ho pensato che diluire molto il colore potesse aiutare a rendere quell’ effetto “old style” che ricercavo.

La creazione della Mappa Fantasy
La seconda parte del lavoro per le mappe fantasy é consistita nel creare, su una tavola a parte, un motivo per una cornice che racchiudesse la mappa, e poi un disegno decorativo che ne unisse i quattro angoli ( ho immaginato il volto di un demone, vista la forte presenza di queste “creature” all’interno del romanzo).
Ho aggiunto un cartiglio su cui poter scrivere e, infine, ho disegnato le icone di città, paesi, villaggi, torri, fortezze e necropoli, tutte da poter spostare e collocare secondo necessità.

L’aver dipinto a parte questi elementi delle mappe fantasy mi ha permesso di gestire il lavoro più facilmente e di ridurre gli errori che sarebbero potuti presentare: ad esempio il colore della cornice in principio era verde-azzurro per fare da contrasto al giallo regnante della mappa fantasy, ma solo abbinandolo a questa mi sono reso conto che un tono meno evidente sarebbe stato più appropriato e non avrebbe distolto l’attenzione dagli elementi principali.

Così si è conclusa questa nuova esperienza, che mi ha visto lavorare un po’ fuori dalle mie abitudini, ma che mi ha gratificato con belle soddisfazioni!
E poi, se il cliente è contento lo sono anch’io!
Grazie per avermi seguito anche in questo articolo e a presto!
da Andrea Piparo | Ott 11, 2017 | Illustrazioni |
Immaginazione,ignoto e paura!
“C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce. È senza limiti come l’infinito. È senza tempo come l’eternità. È la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere. È la regione dell’immaginazione, una regione che si trova ai confini della realtà.”
E’ proprio per parlare di “ignoto”, e anche di “Immaginazione”, che apro l’articolo di questa settimana con l’iconica frase dell’intro di “Ai confini della realtà” , celeberrima serie tv sul paranormale degli anni sessanta.
Chissà a quanti di voi sarà capitato di perdersi nel labirinto della fantasia, magari seduti in treno ascoltando la musica, o sdraiati sul letto, quella sera in qui proprio non riuscite a prendere sonno.
Ovviamente io sono un estimatore di queste situazioni e molto spesso vado a passeggiare senza una meta specifica al solo scopo di perdermi nei miei pensieri.
Proprio durante una di queste uscite, alzando gli occhi al cielo verso il crepuscolo, ho ammirato quell’azzurro così intenso e ho riflettuto su quanto effettivamente non siamo altro che un granello di sabbia nell’universo e su come ci sentiamo di fronte all’immenso, oscuro, vuoto spaziale, che guardiamo con timore e reverenza. Siamo tutti viaggiatori solitari,affascinati dalla creazione, attratti e spaventati dall’ignoto.
Da qui la domanda: e’ possibile disegnare o dipingere l’ignoto?
La mia risposta? Ni…
Perché rimanga tale e per fare in modo che mantenga la sua natura, non è possibile dare forma all’ignoto, ma lasciare all’osservatore la curiosità di cosa potrebbe esserci nell’indescrivibile…
Quindi ecco la sfida: rappresentare il nulla. Questo mi fa pensare ad una illustrazione di Dragan Bilbin: “Vampires and witches” vista per la prima volta in una delle edizioni di Spectrum: The best in contemporary fantastic arts: il cane raffigurato è all’erta , ha visto o sentito qualcosa nell’oscurità, oltre la porta semi aperta, ma né lui né noi sappiamo chi o cosa ha attratto la sua attenzione… Non pensate anche voi che sia inquietante?
Certamente se vogliamo dare un indizio, possiamo far intravedere di cosa si tratta (lasciando comunque all’immaginazione quanto sorprendente potrebbe esserci nel nulla); bisogna comunque stare attenti a mantenere l’equilibrio. Troppa indulgenza nella rappresentazione e non riusciremo a “raccontare” la paura dell’ignoto.
Personalmente sono affascinato da queste tematiche, che mettono lo spettatore nella condizione di passare attraverso vari stati d’animo, dalla curiosità all’ansia, con tutte le sfumature intermedie.
Però la teoria è una cosa e la pratica è un’altra: così continuo a studiare e ad osservare i lavori dei maestri dell’Horror, producendo quantità industriali di schizzi e bozzetti sul tema, nel tentativo di tradurre in immagini quanto scritto sopra. Ecco quindi una mummia che fa capolino dal buio di un sarcofago, una lama di luce che definisce un’orbita vuota…
A mio giudizio non sono ancora pienamente riuscito nell’intento. Cerco di utilizzare con parsimonia il “potere” del colore, poiché sono convinto che grandi masse di nero non siano la regola per raccontare un Horror convincente, ma l’uso consapevole delle ombre invece lo sia. Quindi non demordo e, sperimenta oggi sperimenta domani, spero di poter sottoporre presto al vostro giudizio l’esito delle mie “fatiche”.
Con quest’ultima raccapricciante minaccia mi commiato, rinnovando l’appuntamento alla prossima settimana. Augurandomi che anche questo articolo sia stato di vostro gradimento vi saluto e… attenti al buio!
Andrea Piparo