Le mani sono uno degli elementi più affascinati del nostro corpo, grazie a loro possiamo fare molte cose come afferrare, accarezzare, spingere, sentire ed anche “parlare”.
Alla stregua del viso potremmo dire che le dita, i palmi, il polso e tutte le parti che le compongono, sono in effetti in grado di esprimere sentimenti e raccontare fatti senza l’ausilio delle parole.
Questo aspetto è stato sempre utilizzato nell’arte figurativa, ed i grandi Maestri del passato ne conoscevano molto bene l’immenso potenziale “narrativo”, raffigurando spesso e volentieri i propri personaggi nell’atto di gesticolare ed interagire con gli altri attraverso le mani.
Tutto ciò al fine di aumentare il pathos delle scene, rendendo così la propria opera interpretabile, apprezzabile e comprensibile da chiunque, grazie ad un linguaggio universale.
Di grandi autori se ne potrebbero elencare a centinaia, di tutte le epoche e nazionalità, ed altrettante opere sono state realizzate approfittando del potere “eloquente” delle mani.
E’ sempre stato un imperativo il bisogno di comunicare usufruendo di questa possibilità. Proprio per la necessità di raccontare tramite immagini le scene o la situazione che si sta rappresentando. Un illustratore si pone sempre la domanda: “ come posso spiegare al meglio ad uno spettatore ignaro cosa sta succedendo?”. 
L’immagine è il primo elemento che cattura l’occhio e, se ben strutturata, racconta già tutto prima di testi e descrizioni. Le mani, in tal senso, sono un ottimo strumento narrativo.
Donato Giancola in particolar modo, famosissimo illustratore fantasy americano, apprezzato per il suo stile classico e l’uso magistrale della tecnica dell’olio, ha fatto della rappresentazione delle mani un vero e proprio culto. Oltre a dedicare in ogni dipinto molta della sua attenzione a queste parti anatomiche, ha talvolta prodotto intere opere sfruttando esclusivamente il loro potere di “eloquenza”, esprimendo aspetti della vita quali età e lavoro, come anche forza, grazia, sofferenza e tensione solo dipingendo delle mani.
 
Io stesso cerco di utilizzare al meglio questa carta per rendere più “espressivi ” i miei lavori, cercando sempre di trovare la posizione inusuale, la meno ovvia, e talvolta complicandomi la vita non poco nel tentativo.
Ma la sfida consiste nel trasfondere la mia passione  nell’opera, e di conseguenza, emozioni in chi la osserva, ed io non mi tiro mai indietro…
Mi auguro che abbiate trovato in questo articolo qualche spunto di riflessione, che vi abbia incitato ad esercitarvi nella rappresentazione delle mani (anche perché non sono facili, e per questo non se ne disegnano mai abbastanza!) e spero conveniate con me nel riconoscere in loro una grande risorsa narrativa, che meriti l’impegno profuso.
Ancora una volta un saluto a tutti!
 
Andrea