Disegnando gli orchi

Disegnando gli orchi

L’era degli uomini è finita. Il tempo degli orchi è giunto.

Gli orchi quelle brutali creature che fanno della gloria della battaglia la propria missione di vita, hanno iniziato ad intasare la mia testa e la mia pagina Facebook già da qualche tempo, come sicuramente alcuni di voi avranno notato.
Devo ammettere che la razza degli orchi e dei goblin, loro cugini tascabili, non ha mai suscitato in me molto interesse. Anzi, trovandoli anche piuttosto brutti sono sempre stato portato ad evitarli. Cosa gli appassionati ci trovassero di tanto interessante per me rimaneva un mistero.

Orchi tutti uguali?

Stranamente però, forse anche per merito di World of Warcraft, ho iniziato rivedere il mio pensiero. Almeno per quanto riguarda il disegno, ora credo si possano trovare diversi spunti interessanti nelle caratteristiche di questi guerrieri dalla bocca zannuta.
Per una questione di “origini” le caratteristiche dell’orco verde, così come lo vediamo in molti giochi a tema fantasy, si differenzia sostanzialmente da quello proveniente da Mordor ne “Il Signore degli Anelli”.
Ho osservato quindi con attenzione il lavoro di artisti quali Michael Komarck, Paul Bonner ed Even Mehl Amundsen, i quali presentano tre versioni degli orchi simili, ma al contempo diversissime per stile e tecnica.
 
Con altrettanta attenzione ho studiato le illustrazioni dedicate al celeberrimo gioco di WOW e quelle di Magic the Gathering.
Successivamente ho voluto provare a riprodurre la fisionomia e la fisicità di questa razza: un corpo possente e nerboruto, mani enormi, occhi minuscoli, una bocca larga con zanne evidenti, ed una mascella che sembra tagliata con l’accetta.

Fisionomia orchesca

Tutto di loro urla “Guerraaaaa!!!” Proprio questo è ciò che ho trovato interessante.Nel caso degli orchi spesso l’anatomia viene stravolta dalle volubili leggi del fantasy; così molti elementi vengono volutamente esagerati, come il corpo e le mani, che devono rappresentare una razza forgiata dalle battaglie e quindi di grande forza.
Il rozzo vestiario, composto da trofei di caccia, ne aumenta ancora di più le proporzioni, dando un senso di solidità e possanza.
Le espressioni di rabbia e le zanne bene in mostra ne accentuano la brutalità, ribadendo quanto l’orco sia più vicino alla bestia che all’uomo. Non per niente la loro pelle è spessa, e dai colori tutt’altro che rassicuranti!
Nonostante ciò hanno il loro seguito di ammiratori, al quale mi sono aggiunto di recente, perché… “orco è bello e viva i pelle-verde!”
Andrea
VLAD TEPES: LA LEGGENDARIA VITA DI DRACULA

VLAD TEPES: LA LEGGENDARIA VITA DI DRACULA

L’antologia di Dracula

“Da qualche parte, sbucando dall’ombra, mi è sembrato di veder apparire i lineamenti del malefico viso del Conte, il naso affilato, gli occhi iniettati di sangue, le labbra rosse, l’orribile pallore.”
-Bram Stoker-

Dall’uscita di “Dracula” di Bram Stoker alla fine del 1800, libro da cui è tratta questa frase, la figura del sanguinario conte è diventata l’immagine del vampiro per eccellenza. Ma secoli prima che la storia del mostro succhia-sangue venisse raccontata è esistito realmente un uomo che si distinse per crudeltà e depravazione. Capace di far impallidire (più del solito) con le sue atrocità, persino l’immagine del classico, immortale vampiro dai canini appuntiti.

Codesto terribile figuro fu Vlad III di Valacchia, detto “Tepes” e cioè “Impalatore”, regnante rumeno della seconda metà del 1400, famoso per essersi validamente opposto all’invasione turco-ottomana proveniente dall’est europeo.
Qualche mese fa, mi è stata commissionata dalla Ailus Editrice la cover per una antologia di racconti scritti da autori diversi, tutti incentrati sul personaggio misterioso e cruento di Vlad Tepes.

Sono stato subito attratto dal progetto ed entusiasmato dalla possibilità di poter dare la mia interpretazione di questo personaggio. Una buona documentazione storica era d’obbligo ( il primo passo di un lavoro davvero molto interessante), e, nell’addentrarmi nella ricerca, sono venuto a conoscenza di alcune raccapriccianti ed ingegnose metodologie di tortura ed impalamento… il tipo ne inventava davvero una più del diavolo!

L’ argomento del libro non riguardava “Vlad il vampiro”, ma Vlad il terribile impalatore, quindi, nel rappresentalo, risultavano inappropriati i canini appuntiti; invece è stata bene accolta dai committenti l’ idea che lo raffigurasse oscuro ed in preda ad una sanguinaria follia.

Così, dopo aver prodotto numerosi bozzetti che lo ritraevano in varie pose sul campo di battaglia, è stato apprezzato, in uno di questi sketch, il tono horror dato dalle due teste impalate, purché a questo fosse abbinato un Vlad che esprimesse il peggio di sé, con un’ espressione furiosa, impregnata di sete di sangue.

Vlad Tepes Dracula

Vlad Tepes Dracula

 

Il rosso come colore drammatico doveva dominare nell’intera illustrazione.
Dopo l’approvazione degli sketch sono passato alle foto di riferimento e, successivamente, al disegno preliminare. Ho scelto di rappresentare “non proprio fresche” le teste impalate in primo piano, con un focus maggiore sul teschio, che appare per intero proprio a rafforzare il concetto di “Morte” intesa come annientamento della “Vita”.
Il pomo della spada a forma di testa di drago è invece una citazione che rimanda all’Ordine del Drago, di cui sembra che il padre di Vlad III, cioè Vlad II, facesse parte.

Vlad Tepes Dracula

Arrivato praticamente alla conclusione dell’illustrazione, ho rilevato che l’eccessiva presenza di colori caldi rendeva il tutto troppo tono-su-tono e, paradossalmente, senza vivacità. Così ho apportato delle modifiche inserendo del verde sulle teste impalate, sempre cercando di essere coerente con la logica delle luci, e striando di azzurro il cielo.

Il risultato finale è, a mio avviso, quello di un terribile Vlad Tepes, il quale, nonostante sia circondato da morte e sofferenza, non è ancora sazio di mostruose atrocità, e si avventa con occhi ferini e spada tratta verso i malcapitati!

Siete curiosi di conoscere, tra storia e leggenda, le gesta di Vlad L’Impalatore?

Vlad Tepes: La leggendaria vita di Dracula”. L’antologia, ideata e curata da Alessandro Lascy ed edita da Ailus Editrice di Alessia Mainardi, raccoglie un nutrito numero di racconti e di saggi. Gli autori sono conosciuti nomi del fantasy italiano e vi segnalo, all’interno della pubblicazione, le belle immagini in bianco e nero degli illustratori Siriana Crastolla e Gino Andrea Carosini.

Antologia Vlad Tepes

A partire dal 20 Novembre il libro sarà disponibile su Alius Editrice
Un saluto e alla prossima!

 

OTTOBRE: IL MESE DEL TERRORE!

OTTOBRE: IL MESE DEL TERRORE!

Il tanto atteso mese dedicato al mondo del Terrore è finalmente arrivato! Proprio in questi giorni molti gruppi, composti da appassionati di tutto il pianeta, si divertono ad interpretare disegnando, inchiostrando o illustrando i più svariati personaggi di questo apprezzatissimo “mondo parallelo”.

Per quanto riguarda il lato artistico anche io vi sono molto legato, addirittura dall’infanzia.
Infatti, ogni anno di questi tempi, non manco di rendere omaggio alla festività di Halloween con almeno uno schizzo a tema. Ma non questa volta…

Come dimostrano i disegni dei giorni scorsi quest’anno mi ci tuffo con tutte le scarpe!

Ho preparato schizzi, disegni ed illustrazioni a tema, con cui riempirò queste giornate autunnali fino al 31, tutti lavori che ho avuto il piacere di realizzare per passione o prodotti su commissione. Aspettatevi scheletri, zombie, vampiri, mummie, ghoul, spettri, e chi più ne ha più ne metta!

Rappresentare l’Horror, per me, non è solo disegnare uno scheletro minaccioso o uno zombie barcollante; sono dell’opinione che non basta semplicemente “rappresentare” un soggetto che appartiene ad un genere così specifico per infondergli un po’ di “anima”… In parole povere: se un disegno horror non è in qualche modo “disturbante” o “inquietante” che disegno horror è?

Non è facile rispondere a questa domanda, bisogna indagare nella nostra natura, nelle nostre insicurezze, affrontarle e chiedersi: cosa ci terrorizza? Cosa ci disturba? Quindi cercare di dare una risposta sul foglio.

Ecco perché adoro lo stile di Bernie Wrightson, purtroppo recentemente scomparso. Se conoscete i suoi stupendi lavori sul mostro di Frankenstein (ne ha fatti anche molti altri! ), la sua magistrale abilità con il bianco e nero e l’inconfondibile capacità di instillare il dramma e l’inquietudine, scena per scena, allora sapete di cosa parlo.

Per i miei disegni ho cercato di studiarlo e di capire cosa suscitasse in me quelle determinate emozioni. Mi affascina e coinvolge il contrasto del b/n, i due opposti che escludono ogni colore e quindi ogni riferimento visivo, esprimendo così l’essenza di un’immagine. Mi conquista ogni volta il gioco della luce, che ci rivela senza esito l’orrore, quando tutto intorno è buio e impenetrabilmente nero. E che dire di quelle ombre, così ben calibrate nelle loro infinite tonalità da nascondere il mostro, se non si è abbastanza attenti per “scovarlo”? Bellissimo!

Un altro artista- riferimento è David Palumbo. Osservando le opere nel suo sito ne ho apprezzato subito il taglio particolare e cinematografico, il loro mostrare solo quel poco che ti rivela tutto il resto. La tavolozza è attentamente ridotta all’essenziale, con giusto quei due/tre colori necessari per evocare i giusti stati d’animo…
Altro bellissimo!

Per suscitare in voi un pochino dell’Horror come lo intendo io, ho lavorato molto cercando di fare del mio meglio; vi mostrerò il risultato volta per volta, come le puntate di una serie tv…

Se ho solleticato la vostra curiosità rimanete sintonizzati sulla pagina Facebook: Andrea Piparo art e qui, sul blog, per altri articoli a tema Horror.

Un saluto a tutti e alla prossima!

Andrea

TECNICA MATITE E PENNARELLI

TECNICA MATITE E PENNARELLI

Salve a tutti! Se avete dato un’occhiata all’articolo precedente avrete sicuramente letto il riferimento ad una tecnica che utilizzo, allo scopo di raggiungere un effetto più compatto ed omogeneo nella colorazione.
Non ho verificato questa tecnica anche con altre marche di pennarelli, quindi leggete l’articolo citato per conoscere nello specifico di quali io faccia uso.
Ho sempre pensato che le sole matite diano alla colorazione un effetto troppo “secco”, se non sono stese bene lasciano piccoli puntini di deposito nella grana sottostante e se troppo “calcate” diventa complicato correggerle; con i pennarelli è difficile trovarne di buoni a prezzi equi e per avere un buon numero di tonalità bisognerebbe accendere un mutuo al negozio d’arte…
Unendo però le matite ai pennarelli è possibile raggiungere un ottimo risultato. Fate in ogni caso delle prove, prima di cimentarvi con quel disegno che vi è venuto così bene…
Come promesso ecco qualche suggerimento.
  • Munitevi di:
  • 1) carta abbastanza spessa, tipo 200 grammi, 2) matite colorate di buona qualità, 3) almeno tre pennarelli in varie gradazioni di grigio.
  • Step 1 : Una volta decisa la tonalità della parte da colorare iniziate stendendo un velo leggero a matita e per ottenere una tonalità più accesa passate con maggiore pressione.
  • Step 2 : Prendete la gradazione di grigio più chiara del pennarello e passatelo sopra la zona a matita. Sarà come se l’aveste colorato con il pennarello del colore prescelto: certo il grigio lo spegnerà leggermente, ma lo si può riaccendere un po’ ripassando sopra la matita.
  • Step 3 : Il pennarello sulla matita ostacola abbastanza eventuali correzioni, ma non totalmente. Ricordate che potete schiarire leggermente la tonalità passando cautamente la gomma pane sulla parte.
  • Step 4 : Per una gradazione appena più scura di quella ottenuta basta ripassare il pennarello appena usato sul pezzo. Si sovrapporrà al precedente scurendolo.
  • Step 5 : Per le ombre più incisive usate gli altri grigi a vostra disposizione. Avendo creato una maschera che rallenta l’assorbimento del pennarello nel foglio, se la stesura dovesse risultare troppo scura la si potrà sfumare con il dito, prima che il colore venga assorbito totalmente.
  • Step 6 : Se avete fatto troppi passaggi e la zona è diventata troppo scura, la si può schiarire un pochino passando sopra una matita bianca o mettendo un poco di Uniposca bianco che, sfumato con il dito, schiarirà la parte. Risulterà però anche meno accesa, perché il bianco l’ appannerà. Ripassate un velo di matita sopra l’Uniposca una volta asciutto. Aspettate che lo sia per bene, altrimenti si sgretolerà con la punta della matita.
  • Step 7 : Per le parti molto in ombra, dove il nero è richiesto per dare profondità all’immagine, suggerisco i Pigma Brush. Hanno anch’essi la punta a pennellino e permettono di lavorare su disegni di piccole dimensioni.
  • Step 8 : Se non avete fatto molti passaggi schermando così la carta, considerate che questi pennarelli sono piuttosto trasparenti ed il supporto comunque ne assorbirà un pochino; quindi aspettatevi che dopo qualche ora il risultato sembri leggermente meno acceso di quando lo avete lasciato. Volendo potrete con cautela ripassate la combinazione matite-pennarello per ridargli incisività.
Questo è in definitiva tutto, nuove sorprese dovrete scoprirle voi sperimentando! Spero di essere stato chiaro e che questo articolo possa essere utile! Se avete domande, suggerimenti o semplicemente volete farmi sapere l’ esito delle vostre prove e il vostro parere, scrivetemi pure su questo blog o sotto al post di facebook relativo a questo articolo!
Alla prossima!
Sketch in fiera: Idee, materiale e riferimenti

Sketch in fiera: Idee, materiale e riferimenti

Partecipando ad alcune fiere del fumetto…

Più di una volta, mi è stato chiesto cosa usassi per disegnare e colorare i miei personaggi e da cosa prendessi spunto per idearli.
Si sa che lontani da casa, senza avere a portata di mano tutti gli aiuti e le comodità a cui facciamo appello come computer, libri, disegni preliminari ecc. diventa sicuramente più complicato trovare un’idea da sviluppare, in modo che sia in primis accettabile dai nostri standard, (sopratutto se si è perfezionisti come me! ).

In queste occasioni…

Mi è molto utile, portare sempre un libro o una rivista illustrata, qualcosa la cui visone possa stimolare delle idee. In particolar modo degli sketchbook. Disegni, schizzi e bozzetti trovo siano più efficaci di immagini rifinite e piene di particolari. Spesso porto con me: “Donne e soldati “ e “Aldilà del west” di Sergio Toppi, “Il Signore degli Anelli – Schizzi e bozzetti “di Alan Lee, “Rough Work “di Frank Frazetta.

I materiali

Per ciò che riguarda i materiali, oltre la classica grafite, uso spesso la sanguigna. Ne esistono di molte marche e gradazioni, tuttavia sono più favorevole all’ utilizzo delle matite colorate, la cui tonalità si avvicini alla sanguigna. Le “Caran d’Ache” e le “Stabilo” hanno una mina più dura, mantenendo la punta e quindi un tratto più preciso per maggior tempo.
Trovo invece le sanguigne troppo “friabili”, bisogna temperarle molto spesso se usate su carte più ruvide, come la carta da spolvero o da acquerello.

Sketch drago

A proposito di carta

Da diverso tempo porto con me un blocco “Toned Grey” della Strathmore. La trovo ottima su diversi fronti: è liscia, resistente e avendo un colore di “mezzo tono” si presta benissimo a tridimensionali effetti di luce con la matita bianca. Nell’astuccio che preparo per le “trasferte” non mancano mai matite colorate Caran d’Ache ed alcuni pennarelli a doppia punta con gradazioni di “salvataggio”. Non parlo di pantoni, quelli hanno bisogno di una carta apposita per “durare” nel tempo.
Mi riferisco alla marca giapponese dei Tombow.

Trovati per caso in un negozio Buffetti non me ne sono più separato. Una delle due punte è a pennellino, questo permette di mantenere una certa precisione, e se accostati, essendo semi trasparenti, si mischiano sfumandosi.

Solitamente questo tipo di pennarelli sono piuttosto cari, così ho optato per alcune gradazioni che potessero andare bene in qualsiasi occasione, come i grigi ed altri colori spenti. Se vi dicessi che con le matite colorate, con dei pennarelli grigi e solo con un paio di pennarelli di altri colori, è possibile ottenere quasi qualsiasi colore effetto pennarello, mi credereste?
Ne parlerò nel prossimo articolo, se siete curiosi vi aspetto la prossima settimana.

A presto!

Andrea

Disegnando i goblin

Disegnando i goblin

Con le ossa distrutte e colli strizzati, voi pesti e sbattuti sarete impiccati. E voi morirete nell’oscurità, mai lascerete la nostra città.

Dopo aver scritto a proposito degli elfi, elogiandoli in lungo e in largo, ora mi piacerebbe esaminare quella che forse si potrebbe identificare come una delle loro antitesi: i Goblin.

Queste bruttine, goffe e verdognole creature sono rinomate per interpretare spesso il ruolo di ladruncoli, truffatori e borsaioli, affamati di tesori oltre ogni limite, e, come se non bastasse, di non brillare per intelligenza.
Tutte queste loro caratteristiche sono ben note a praticamente tutto il mondo nerd, ma pochi sanno che la loro nomea di “furfanti” nasce proprio dall’origine etimologica del loro nome: Infatti il termine inglese “Goblin” si è evoluto dal greco “Kobolos” (qui ci ricorda coboldi…) che significa esattamente “Furfante”.
Quindi potremmo dire “un nome un destino”.

I goblin…

Sono ampiamente descritti ne “Lo Hobbit” quando Thorìn e la compagnia di nani incontrano e sconfiggono il Re goblin in persona.
Sono orribilmente deformi, ma invece dell’aspetto forzuto dell’orco, il goblin non è muscoloso, a volte rachitico e presenta un naso prominente e orecchie a punta come quelle elfiche, sebbene più grosse e flosce.
Nell’universo tolkeniano però, il goblin la maggior parte delle volte viene scambiato con l’orco, tanto da far diventare i due termini quasi sinonimi.
Invece ne “Il signore degli anelli” gli orchi sono descritti come creature antropomorfe, a volte più basse degli uomini, forzute e deformi e capaci solo di distruggere. Sono composti da orchi gli eserciti di Saruman e Sauron. Nonostante il Professore si sia ispirato agli orchi della mitologia norrena, alcune traduzioni italiane, per evitare confusione, rendono il termine orco con “orchetto”, che sono quelli che troviamo a Moria ne “La compagnia dell’Anello”.

La genesi e la tecnica

Fatta questa premessa, prima di iniziare a disegnare, mi faccio spesso una domanda: come posso rendere un goblin in modo che sembri esattamente un goblin?
Da qui parte lo studio del lavoro altrui.
Fare dell’osservazione il proprio punto di forza, cercando di capire il perché di certe scelte e di “rubare” con gli occhi quanto più possibile.
Farsi milioni di domande per me è fondamentale quando si vuole iniziare un lavoro.

I miei goblin…

Ad esempio nascono dallo studio della tecnica di Paul Bonner e di Alvaro Tapia, ma anche Jesper Ejsing ed Even Mehl Amundsen. Osservando da loro (ma non solo loro) ho imparato a costruire la mia versione di queste creature.
Successivamente mi sono chiesto quali fossero le caratteristiche chiave che accomunano tutte le versioni di questa razza.
Gli elementi che si ripetono e che rimandano tutti all’idea del “goblin” così come lo conosciamo: ad esempio una fronte sfuggente e degli occhi piccoli e incavati ci suggeriscono una certa “primitività”.
Anche il vestiario: pellicce, stracci logori, denti ed ossa di animali. Grandi orecchie di solito esprimono una certa anzianità e saggezza nel soggetto, questo perché sono una caratteristica delle persone di una certa età (tipo Yoda).
Ma visto che parliamo di goblin, queste caratteristiche potrebbero ricollegarsi a delle fattezze animalesche, accentuate talvolta da zanne o comunque denti storti e/o acuminati.
La “pancetta” è un’altro elemento importante, soprattutto abbinata a gambe e braccia rachitiche.
E’ assai difficile vedere un goblin atletico e forzuto, a meno che non sia un capo tra i suoi simili.
Il nasone invece l’ho sempre trovato un elemento simpatico da aggiungere, poiché dà al soggetto un’aspetto più buffo e simpatico e meno “crudele”.

L’espressività del goblin

Dopo aver valutato questo, mi aspetto che un goblin mi diverta!
Devo divertirmi quando li disegno o per me non saranno dei goblin degni del loro ruolo.
Per me devono essere l’amico scemo che fa la smorfia in foto quando tutti sorridono.
Quindi è il divertimento che mi muove, ma anche la libertà di poterli rappresentare come voglio, uscendo dagli schemi se lo desidero, senza essere vincolato da tutte le regole che “madame anatomia” imporrebbe con qualsiasi altro soggetto dalle proporzioni più umane.
Nessuno ha mai visto un goblin, nessuno sa esattamente che aspetto abbiano, come si comportino e come vivano.
Possono essere esattamente come vogliamo! Ed è per questo che ogni tanto ricorrono…
artwork goblin
 Mi sono affidato alla visione fantasy odierna per illustrare queste leggendarie creature fetide. Come i folletti, i poltergeist e altri spiritelli, anche i goblin sono presenti nel folklore di molte popolazioni nordiche.

La loro forza risiede nel numero, poiché essendo poco robusti e alquanto bassi non dispongono di grande potenza se presi singolarmente.

Vi piacciono questi sketch?

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Ci vediamo con il prossimo articolo

Andrea